Uno degli elementi più usati nelle cucine italiane è sicuramente l’agrume. Non tutti sanno infatti che l’Italia è il terzo tra i Paesi del Mar Mediterraneo, dodicesimo a livello mondiale, per la produzione di agrumi (grazie soprattutto alle Coltivazioni in Sicilia e in Calabria). Arance, limoni, mandarini, pompelmi invadono letteralmente le nostre cucine. Ci sono, tuttavia, una serie di agrumi che non tutti conoscono e che risultano essere particolarmente pregiati. Scopriamoli insieme.
MANO DI BUDDHA
Si tratta di un agrume, sicuramente una varietà di cedro, i cui spicchi tuttavia non acquisiscono una forma tondeggiante. Vengono infatti a formarsi dei prolungamenti molto simili a delle vere e proprie dita. Ecco perché si parla più comunemente di “Mano di Buddha“. Lo stesso proviene dal continente asiatico (oltre che negli Stati Uniti), essendo coltivato soprattutto nell’area nord dell’India, in Cina e in Giappone. Per quanto riguarda la consistenza è costituito sicuramente da una buccia molto spessa che lascia poco spazio ad una polpa praticamente assente. Va sottolineato però che il profumo è molto intenso tanto che viene spesso usato per profumare abiti e biancheria all’interno di armadi e cassetti. In Cina viene usato anche come portafortuna. Non di rado, infatti, è possibile osservarlo come centrotavola.
LIMONE CAVIALE
Parliamo di un agrume che trae la sua origine dal territorio australiano dove, considerando la forma simile ad un dito, viene più comunemente riconosciuto col nome di “Finger Lime“. Come è ben possibile evincere dall’immagine, nel nostro paese viene riconosciuto come Limone Caviale in quanto, una volta aperto, si nota come lo stesso sia composto da una infinità di “vescicole” succose che ricordano la forma del caviale. In Italia è possibile rintracciare alcune coltivazioni di questa pianta, soprattutto in Sicilia, considerando che le stessa necessita di un clima molto caldo al fine di produrre un ottimo frutto. In cucina viene molto usato a zero cottura, soprattutto negli antipasti. L’accostamento ideale è sicuramente con piatti a base di pesce.
LIMEQUAT
Parliamo di un agrume molto simile al limone e che, così come il nome suggerisce, deriva dal kumquat incrociato con il lime (l’idea fu del botanico Walter Swingle che effettuò l’operazione in Florida). E’ possibile coltivarlo anche in casa propria, all’interno di un vaso. Se parliamo invece di produzione di massa, i paesi maggiormente attivi sono sicuramente la Cina, la Spagna, il Giappone, Israele, l’Armenia e il Sud Africa. Considerando il sapore del frutto (un succo aspro e una buccia commestibile molto dolce) il limequat, in cucina, può essere usato in maniera poliedrica: dolci, insalate, contorni fino ad arrivare ai cocktail. Conveniente anche sul piano economico. Alcuni supermercati (soprattutto nel Lazio) che trattano questo prodotto lo vendono a circa 2€ al kg.
CALAMANSI
Il Calamansi, o Citrus microcarpa, è un frutto molto diffuso nel mondo capace di generare un alto tasso di produzione nel settore agricolo. Esso viene coltivato soprattutto nelle Filippine, in Malesia, in Cina e in Indonesia. Va tuttavia sottolineato come è possibile notarlo soprattutto come ornamento nonostante lo stesso sia commestibile tranquillamente. E’ rappresentato da un gusto acerbo e amaro e, conseguentemente, difficilmente accostabile ad un piatto. Lo si usa per lo più durante le fasi di cottura.
COMBAVA
La Combava, nota anche come Kaffir Lime è un agrume quasi sconosciuto nella nostra tradizione ma, al tempo stesso, rappresenta uno dei frutti più usati in tutta la cucina asiatica per insaporire pietanze e zuppe. Esso si mostra con una forma rotonda, una buccia grumosa, schiacciato ai poli e cresce su un albero piccolo e spinoso costituito da foglie profumate. Proprio sulla base di ciò il significato del termine viene individuato nella parola istrice mettendo in evidenza la quantità delle spine della pianta. Il frutto viene usato soprattutto come essenza e spezia. Per tale motivo vengono lavorate maggiormente la buccia e le foglie.